Tra gli esami che caratterizzano la Diagnosi Prenatale Invasiva, i più comuni e conosciuti sono sicuramente la Villocentesi e l’Amniocentesi che hanno aspetti simili ma presentano anche alcune differenze.
CHE COSA SONO E QUANDO SI ESEGUONO
Villocentesi e Amniocentesi sono entrambi esami diagnostici prenatali invasivi che permettono di conoscere il cariotipo fetale: il primo attraverso il prelievo dei villi coriali (nel tessuto placentare); il secondo attraverso il prelievo del liquido amniotico. La villocentesi è solitamente eseguita tra la 11° e la 13° settimana di gestazione, mentre l’amniocentesi tra la 16° e la 18°.
PERCHE’ SOTTOPORSI A QUESTI APPROFONDIMENTI
Eseguire l’uno o l’altro esame è un consiglio suggerito da uno specialista in presenza di alcuni o tutti i seguenti elementi:
- donne di età superiore o uguale a 35 anni
- presenza di anomalie ecografiche
- genitori con un’ ereditarietà genetica (portatori di anomalie cromosomiche e/o genetiche)
- donne con rischio aumentato durante il test combinato
- donne con una diagnosi dubbia dopo la villocentesi
QUALI SONO I RISCHI
La donna che decide di sottoporsi ad uno dei seguenti esami deve essere consapevole e a conoscenza dei rischi che essi possano o meno comportare:
- aborto spontaneo a seguito del prelievo
- infezione intrauterina
- immunizzazione fetale (infatti è fondamentale far conoscere allo specialista il gruppo sanguigno materno prima di eseguire la procedura)
- svenimento
- rottura delle membrane (a seguito di amniocentesi)
- contrazioni con rischio di parto prematuro (a seguito di amniocentesi)
COME VENGONO ESEGUITI
Le procedure prevedono che la donna, in posizione supina, venga sottoposta ad un prelievo trans addominale sotto guida ecografica. Nella villocentesi vengono prelevati 15 cc di villi coriali mentre nell’amniocentesi vengono prelevati 30 cc di liquido amniotico. Entrambi i campioni vengono trasferiti poi in provette apposite per la successiva analisi di laboratorio.